Allattamento al seno e carie dei bambini: cause, trattamento e prevenzione

Nella società post-moderna il problema della carie rappresenta un comune inconveniente. Un regime alimentare scorretto e/o una particolare predisposizione genetica possono determinarne l’insorgenza anche in età precoce. L’attività di prevenzione – ormai rivolta anche ai più piccoli – viene talvolta accompagnata dal consiglio di interruzione (o limitazione) dell’allattamento al seno. Davvero il latte “dolce” della mamma può causare carie dentali?

Le preoccupazioni degli odontoiatri

Oggi i dentisti si mostrano spesso contrari all’allattamento a lungo termine e, soprattutto, all’allattamento durante le ore notturne. L’Accademia Americana di Odontoiatria e l’Associazione Canadese di Odontoiatria sconsigliano entrambe l’allattamento dopo il primo anno di vita del bebè. L’assurda ragione di tali preoccupazioni risiede nel fatto che i bambini addormentati con il biberon presentano, spesso, denti rovinati dallo zucchero del latte o dal succo di frutta. Inoltre, l’utilizzo del biberon per la ninna aumenta la possibilità di soffocamento e di infiammazione dell’orecchio (otite).

Ciò che gli odontoiatri non sempre considerano è che la grande maggioranza dei bambini allattati al seno non presenta disturbi ai denti (tantomeno carie!) e non si reca dal dentista, dunque non può rispondere sulle cause di una malattia che non presenta. Coloro che si sottopongono alle cure, invece, sono quasi sempre nutriti con biberon di latte artificiale durante notte (e/o negli altri momenti della giornata).

Come se ciò non bastasse, l’eventuale comparsa di carie sui denti da latte – curabili e comunque provvisori per definizione – non è una buona ragione per interrompere l’allattamento e per rinunciare ai suoi infiniti benefici.

Poppate notturne: un vero toccasana “preventivo”

Le poppate notturne di latte materno, dunque, non presentano le stesse controindicazioni del latte artificiale.

Il batterio ritenuto causa principale delle carie dentali è lo Streptococcus mutans, che vive particolarmente bene a pH basso. Ma il latte materno – a differenza del latte artificiale – non abbassa significativamente il pH all’interno del cavo orale.

In secondo luogo, la maggior parte dei latti industriali sono soggetti alla proliferazione batterica, diversamente del latte femminile che contiene addirittura fattori antibatterici. Lo Streptococcus mutans è molto sensibile all’azione battericida della lattoferrina che – essendo uno dei componenti principali del latte materno – fa del latte di mamma un potente “agente preventivo” delle carie (Palmer 2000).

Non esiste alcuna ragione clinica per interrompere l’allattamento naturale, anzi, tutte quelle possibili sottolineano l’importanza della sua promozione. E questo vale anche per le poppate notturne (quando la mamma decide di proseguire) finché l’allattamento accompagna la diade mamma bebé.

È bene considerare che i meccanismi stessi dell’allattamento al seno rendono molto improbabile che il latte materno rimanga a lungo nella bocca di un bebè, a differenza di quanto accade con il biberon: il movimento di suzione del seno è seguito dalla deglutizione e il piccolo deve necessariamente deglutire per continuare a succhiare; con il biberon, invece, il liquido può fluire anche in assenza di suzione attiva, così che – in mancanza di deglutizione – è possibile che il latte zuccherato ristagni nella parte anteriore della bocca, proprio sui denti.

Infine, la secchezza delle fauci è uno dei fattori che aumentano il rischio di incidenza delle prime carie. Se la saliva viene prodotta in minor quantità durante la notte (soprattutto nelle persone che respirano attraverso la bocca), le poppate notturne possono aiutare a ridurre la secchezza del cavo orale e, quindi, a prevenire le carie.

Carie dentali nei bambini: cause, prevenzione e cura

Certamente non è raro notare l’insorgenza delle carie nei bimbi più piccoli, anche se allattati al seno. Ma l’allattamento naturale non è certamente il motivo scatenante.

Le cause che si riscontrano in tutti i bambini con i denti cariati – allattati o meno – sono: difetti dello smalto, ereditari o congeniti (dovuti a qualcosa accaduto durante la gravidanza, come febbre, malattia, stress, assunzione di droghe, cattiva alimentazione); nascita prematura; febbre; scarsa igiene orale; abuso di cibi e bevande zuccherate (e/o di medicinali pediatrici, ricchi di zuccheri).

Secondo molti esperti, lo S. mutans incide sul 90% delle prime carie. Si trasmette solitamente da genitori a figli attraverso la saliva, durante il loro contatto frequente e intimo (baci, condivisione di posate e utensili da cucina, ecc). Uno studio di Serwint del 1993 ha suffragato questa tesi, trovando correlazione tra comparsa di carie nei bambini di tenera età e presenza di numerose carie nella madre.

Alcuni medici per questo consigliano alle mamme – alla fine della gravidanza – sciacqui quotidiani con soluzioni al fluoro o alla clorexidina. Si tratta di una misura controversa da discutere eventualmente con il proprio dentista.

Si può prevenire la contaminazione del bambino da S. mutans evitando il più possibile tutto ciò che comporta lo scambio di saliva (condivisione di posate o spazzolini da denti, ecc) e facendo attenzione a non abbassare il pH del cavo orale.

Uno dei modi più efficaci per evitare di abbassare il pH nella bocca del bebè è quello di non introdurre mai nella sua alimentazione il latte artificiale: oltre che contenere zucchero, dissolve lo smalto dei denti, a differenza del latte materno che deposita calcio e fosforo (remineralizzazione).

Qualora si presentassero ugualmente delle carie, occorre recarsi da un dentista abituato alla cura dei più piccoli e fare qualche test sulla sua saliva per valutare il rischio della loro insorgenza. Lo specialista può anche consigliare trattamenti specifici contro lo S. mutans (collutori antibatterici, vernici antibatteriche e – nel prossimo futuro – probabilmente un vaccino studiato ad hoc).

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