Diminuzione del latte materno, causa e soluzioni

“Il latte è finito”, “Non hai latte a sufficienza”, queste sono alcune comuni affermazioni di mamme e parenti preoccupati per la salute del bebè a causa della diminuzione del latte materno. Ma è davvero possibile tutto questo? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

L’essere umano è un mammifero e, come tale, può allattare sempre i propri piccoli. Questo è sempre vero se si assicurano le condizioni normali di allattamento sin dai primi momenti dopo il parto, quando il neonato ciuccia il colostro dal seno della madre e stimola la produzione del latte. Successivamente, il suo pancino si allarga ogni settimana che passa e il suo fabbisogno nutrizionale cresce. Allora – a intervalli di una o più settimane – rimane attaccato al seno per più tempo rispetto al solito, per stimolarlo e incrementare la sua produzione di latte.

Allattare in modo esclusivo – senza saziare il piccolo con il latte artificiale, per non far sì che chieda meno nutrimento dal seno – e “a richiesta” – quindi senza limiti di tempo e di orari – consente la cosiddetta “calibrazione di valore”. Quando questa viene raggiunta, il seno appare come “svuotato”. Non perché non riesca più a produrre latte, ma – al contrario – perché riesce a produrne la quantità ideale richiesta, tanto da non dover essere continuamente accumulato.

“Il latte diminuisce”, ecco le cause

Esistono delle condizioni che non sempre permettono di ottenere i risultati sperati. Può capitare che la mamma, dopo i primi mesi, riduca la sua produzione di latte e che il piccolo cominci a cambiare atteggiamento. Questa condizione si verifica, paradossalmente, anche nei casi in cui le madri abbiano iniziato il loro percorso con un’abbondante produzione di latte, che però poi diminuisce a causa di un’interferenza successiva. È bene sottolineare che la diminuzione del latte non coincide necessariamente con la sua insufficienza, ma semplicemente con una sua riduzione. Quindi il bambino potrebbe continuare a crescere in maniera ottimale e pediatri e genitori potrebbero sottovalutare il problema.

La diminuzione della produzione di latte può verificarsi già 3 o 4 settimane dopo la nascita, ma di solito i sintomi iniziano a diventare evidenti solo a 2 -3 mesi dal parto. La mamma si rende conto del cambiamento di atteggiamento del suo bebè e ne cerca la causa;
Le cause di quest’evenienza possono essere molteplici:

  • attacco al seno non efficace;
  • uso di ciuccio e paracapezzoli;
  • offerta di un solo seno a poppata;
  • consumo da parte della madre di particolari farmaci (come la pillola anticoncezionale, la cabergolina e la bromocriptina);
  • nuova gravidanza, etc.

Se il bebè piange davanti al seno, lo lascia e lo riprende nervosamente, tirando il capezzolo e rilasciandolo, o se addirittura lo rifiuta (pur continuando magari ad accettarlo nelle ore notturne) è possibile che la produzione di latte sia diminuita.

Quest’ultima può essersi ridotta anche quando il piccolo non mostra segni di nervosismo e rifiuta di poppare al seno senza troppi lamenti. Si era soliti definire questa reazione come sciopero del poppante”. Lo “sciopero infermieristico” tende a verificarsi nei bambini di almeno 4 mesi di età che, di solito, si nutrono bene durante la notte. Ed è, in verità, un sintomo tipico della diminuzione della produzione di latte a insorgenza tardiva.

Bebè irrequieti e “meno cresciuti”, i possibili errori di valutazione

La crescita dei più piccoli può variare per ragioni fisiologiche, indipendentemente dal soddisfacimento del loro bisogno nutrizionale. Ciò che conta al momento della diagnosi, dunque, è il comportamento del bambino: se mostra segni di insofferenza o di semplice rifiuto del seno, è possibile che qualcosa stia andando storto. 

Le madri che si trovano ad affrontare i pianti inconsolabili e l’irrequietezza del proprio figlio, cominciano a domandarsi la ragione di tali atteggiamenti. Spesso li attribuiscono erroneamente a:

  • riduzione della produzione di latte;
  • reflusso gastro-esofageo;
  • riflesso di forte emissione di latte dai seni;
  • “coliche” intestinali;
  • desiderio di nuovi stimoli;
  • allergie.

Nel primo caso la madre potrebbe – per disperazione o su suggerimento di amici e familiari – proporre al proprio piccolo il biberon, peggiorando ulteriormente la sua suzione al seno.

Per quanto riguarda il reflusso e le coliche, invece, è molto raro che queste si verifichino nei bambini allattati naturalmente. La somministrazione dei farmaci anti-reflusso o anti-colica, tra l’altro, non è innocua. E la presenza di eventuale sangue visibile con un’endoscopia potrebbe essere il risultato di una diminuzione del latte ingerito, piuttosto che di un problema gastrico – questo é quanto afferma in un suo articolo il Dottor Jack Newman.

D’altro canto, anche l’allergia è una reazione avversa ipotizzabile nei confronti di proteine diverse da quelle contenute nel latte materno, quindi una causa da escludere.

Il desiderio di scoperta, invece, è una condizione assolutamente normale dell’infanzia e non può certamente essere un elemento di disturbo all’allattamento. Se il piccolo passa troppo tempo a succhiarsi le dita, può essere un campanello d’allarme.

Sul riflesso di forte emissione del seno e sul dolore ai capezzoli è bene sottolineare che si tratta di occorrenze dovute a un cattivo attacco all’areola da parte del bebè. Correggendo la posizione, con l’aiuto di personale specializzato in allattamento, anche questi problemi spariscono.

Diminuzione del latte? Un’équipe di esperti è la soluzione

Piuttosto che rimanere in una condizione di difficoltà, i genitori possono rivolgersi a un’équipe di esperti per trovare immediata soluzione. E per evitare di attribuire la causa del problema a qualcosa che non lo sia o, addirittura, di intervenire con dei rimedi che possono peggiorare la situazione.

In quanto consulente professionale in allattamento IBCLC – grazie anche al supporto di pediatri di fama internazionale – aiuto ogni giorno madri e bambini a vivere nel miglior modo possibile il magico momento dei primi anni di vita.

Una consulenza personalizzata può offrire a mamma e papà l’opportunità di ricevere una valutazione attenta e precisa della poppata e dell’intero percorso di allattamento. Ma anche la pianificazione delle giuste mosse per far sì che tutto vada bene, secondo l’obiettivo stabilito dai genitori. Perché alimentazione, sonno, abitudini quotidiane possono fare la differenza e garantire il benessere di tutta la famiglia.

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