Maternità, allattamento e sensi di colpa

La maternità è un grande privilegio, ma è allo stesso tempo una grande responsabilità che porta con sé tutto il “peso” di un grande cambiamento. Spesso le neomamme, soprattutto se alle prime armi, si sentono smarrite e talvolta in “colpa”, come se non facessero abbastanza o non scegliessero il meglio per i loro piccoli. Questo accade anche quando si trovano davanti alla scelta della migliore alimentazione per il loro figlio: allattamento al seno, artificiale o misto? Ecco tutti i pro e i contro, in una “vita reale”.

L’idillio della maternità, tra social e realtà

Sembrano passati anni luce da quando, lontane dalla tecnologia, le donne vivevano la maternità in maniera meno rigorosa. Magari lasciando i figli giocare liberamente con i loro coetanei nel salone di casa o in cortile, mentre loro prendevano un tè con le altre mamme.

Non sentivano l’esigenza di mettersi in mostra, di dire che mettere al mondo un figlio sia semplice e porti soltanto gioia. Anzi, si confrontavano sulle loro scelte personali, sulle loro difficoltà, sui loro dubbi.

Oggi basta connettersi distrattamente sui social per vedere l’immagine di madri dal fisico scolpito che millantano guadagni stratosferici direttamente “da casa”, in compagnia di bambini presuntamente silenziosi e collaborativi che rimangono dentro box e passeggini di ultimo grido. Magari dopo aver bevuto un biberon di latte in formula o di “camomilla”, poco importa se questa rappresenti lo 0,2% della bevanda, costituita invece da acqua e zucchero. Ma siamo sicuri che la vita reale sia questa?

La cronaca ci suggerisce invece aspetti differenti: problemi di salute, di famiglia, di lavoro. Tutti elementi che la vita virtuale non sembra contemplare. E sono proprio questi che si inseriscono, tutti insieme o separatamente, nella vita quotidiana dei nuclei familiari. Così chi – in maniera assolutamente “umana” – si mette in discussione, perché sente il “peso” del quotidiano, finisce per sentirsi colpevole per vivere una vita “normale”, come se questa fosse una rara disgrazia.

Senza considerare i dubbi davanti alla “normalità” delle espressioni dei bambini: pianti, affermazione del sé, prepotenza, monellerie, urla, irrequietezza. Anche sulla crescita dei figli, la verità è che non esiste un manuale universale per crescerli al meglio e che gli stessi fratelli sono molto diversi tra loro, tanto che ogni gravidanza riporta le donne alle solite “domande frequenti” con risposte differenti.

“La salute prima di tutto”: l’alimentazione

“Finché c’è la salute…”, suggerivano le nostre nonne. Ed è proprio sulla salute che oggi dovremmo concentrarci, magari nel suo senso più ampio. Sulla serenità, su quell’equilibrio che ci consente di rialzarci tutte le volte che cadiamo, su quel sorriso che nonostante tutto ci consegna la dignità delle nostre scelte.

A volte, proprio per salvaguardare la salute nostra e dei nostri figli, le nostre preoccupazioni si concentrano eccessivamente su alcuni aspetti della vita o su alcune azioni – nostre o altrui – che riteniamo “sbagliate”, giudicandoci in maniera negativa. Anche se tutto ciò è in netto contrasto con lo stesso concetto di “salute”.

L’alimentazione per esempio è uno degli elementi fondamentali – ma non certo l’unico – per la salvaguardia della salute, soprattutto nell’età della crescita.

I neogenitori sono il più delle volte assaliti dai dubbi sulla migliore alimentazione del loro bambino. “Devo portarlo dal pediatra per vedere se sta crescendo bene”. “Non sarebbe meglio integrare la sua alimentazione con il latte artificiale, così che abbia sempre latte a sufficienza?”. “Le mamme che non allattano al seno non hanno un vero istinto materno, l’allattamento naturale è sempre la scelta migliore”. “Ormai le formule artificiali sono ricche di nutrienti e i bambini crescono bene lo stesso, mentre le madri possono essere più libere e i figli crescere meno ‘viziati’ e più indipendenti”. Queste sono alcune delle tante considerazioni frequenti, che si mescolano ai consigli non richiesti di amici e parenti e che mandano in confusione le donne in un momento delicato come quello del post parto.

Prima di qualsiasi considerazione “tecnica” è bene sottolineare che nessuna madre dovrebbe vivere con angoscia la scelta della modalità di alimentazione del proprio figlio. Così come non dovrebbe sentirsi pressata dai giudizi altrui, ma ricevere semplicemente tutte le informazioni necessarie per compiere una scelta libera e – allo stesso tempo – consapevole.

L’allattamento al seno

Non vi è alcun dubbio che il latte materno sia l’alimento più adatto per il neonato, almeno per i primi suoi due anni. Quasi la totalità delle madri – che lo sappia o meno – è in grado di allattare il proprio figlio se riceve la giusta assistenza sin dal momento del parto, se viene messa nelle condizioni di attaccare nella maniera corretta il bebè al seno e se non sopraggiungono interferenze potenzialmente fallimentari (biberon, latte artificiale, ciuccio).

La composizione del latte è sempre perfetta: varia con il crescere del bambino (colostro la prima settimana, poi il latte di transizione e infine il latte maturo), ma anche durante il giorno e durante la stessa poppata, per assicurare al neonato tutto ciò di cui ha bisogno. Il latte materno protegge dal diabete e dall’obesità, dalle infezioni (grazie alla presenza di anticorpi e altri fattori non immunologici ad azione diretta a livello intestinale), dalle allergie.

Allo stesso tempo l’allattamento al seno è conveniente per la madre. Dopo il parto rafforza le contrazioni uterine che consentono all’utero di ritornare gradualmente alle sue normali dimensioni, diminuisce il rischio di alcuni tumori (seno, ovaie), previene la depressione post-partum. Senza considerare che non comporta nessun investimento economico, aiuta a smaltire i grassi accumulati durante la gravidanza ed è più “comodo” rispetto all’esigenza di portare con sé polveri, termos d’acqua calda e biberon sterilizzati.

Non solo, ma l’allattamento naturale sviluppa l’emotività e i sensi del neonato. Allattare consente anche al piccolo di avvicinarsi in qualche modo alla tavola di famiglia, imparando ad accettare i sapori meno comuni. Infatti il gusto del latte cambia in funzione del cibo ingerito dalla mamma.

L’avvio dell’allattamento al seno può essere semplice, ma anche molto complicato (difficoltà di attacco o di suzione del bebè, crepe, ingorgo e mastite al seno). Meglio essere ben circondati e motivati e non esitare a chiedere l’aiuto di un consulente professionale per l’allattamento IBCLC per partire al meglio, senza rischiare di compromettere per sempre il proprio percorso.

L’allattamento naturale non ha praticamente controindicazioni, a eccezione della galattosemia e della necessità di monitoraggio speciale nel caso di infezione materna da HIV, epatite B o C o dell’impiego di rari farmaci.

Foto di Roberta Tocco

L’allattamento artificiale e la gestione dei risvegli notturni

L’allattamento artificiale in maternità è maggiormente delegabile a terzi (anche se il latte materno può essere ugualmente estratto e somministrato da altri e che non è assolutamente detto che il bebè sia da subito disposto a lasciare la mamma per molte ore). Consiste sostanzialmente in uno “svezzamento precoce”, in quanto viene ricavato dalle proteine del latte vaccino o dei vegetali e non da quelle contenute nel latte propriamente umano. Ne consegue che nessuna formula artificiale – per quanto sufficiente alla buona crescita del bebè – può mai eguagliare quella naturale della mamma e rafforzare al suo stesso modo il sistema immunitario.

Il latte in formula non comporta nessuna complicazione per la madre (dolori ai capezzoli e varie difficoltà possibili), la quale può potenzialmente ricominciare a ingerire quanto sconsigliato durante gravidanza e allattamento (alcool, droghe), senza preoccuparsi che possa finire nel latte. Ma è sicuramente meno gustoso e meno ricco di nutrienti direttamente assimilabili, più difficile da digerire e può causare coliche, stitichezza, dolori intestinali.

È costoso e meno pratico, oltre che soggetto a sprechi (per chi fosse ambientalista). Per uscire di casa con il piccolo – oltre che portar dietro pannolini, salviette, vestiti di ricambio e quant’altro – occorre munirsi di termos con acqua calda, biberon sterili, latte in polvere (o liquido, con borsa frigo per non far rovinare l’eccedenza). Non può essere riutilizzato e dev’essere bevuto entro pochi minuti dalla sua preparazione, sennò deve finire nel cestino.

L’allattamento artificiale causa il fallimento dell’allattamento naturale – motivo per il quale l’allattamento misto rappresenta più un’utopia che una reale possibilità – perché così il bebè finisce per stimolare il seno sempre meno, saziandosi con il biberon, e deve abituarsi a una suzione assolutamente differente da quella che deve esercitare al capezzolo.
Il latte in formula rende più difficoltose anche le “notti”. Sappiamo infatti che il sonno del bambino non è – per ragioni fisiologiche – uguale a quello degli adulti. Ma i risvegli, senza la possibilità di offrire il seno, diventano molto complicati da gestire. Il latte artificiale non può essere somministrato con eccessiva frequenza e non può essere già pronto all’uso. Così i genitori devono alzarsi, prepararlo secondo le procedure mentre il piccolo strilla e tornare in camera per proporglielo.

Libertà di scelta e sensi di colpa

Tutte le scelte che compiamo durante la maternità sono il frutto delle nostre considerazioni, più o meno attente. A volte sconosciamo le informazioni che – se le avessimo acquisito in tempo – avrebbero cambiato la nostra direzione. E questo capita molto spesso in merito all’allattamento. A volte è persino il personale sanitario nelle cliniche o negli ospedali a offrire il biberon al bebè dopo il parto, altre ancora le donne credono davvero di non avere latte a sufficienza o di poter utilizzare senza controindicazioni latte in formula, biberon, paracapezzoli e ciucci sin da subito.

Altre volte invece prendiamo delle decisioni controcorrente perché – conoscendo la nostra particolare situazione – le riteniamo più utili alla salvaguardia della nostra serenità (elemento tra l’altro imprescindibile per far crescere un bambino in maniera sana ed equilibrata) o addirittura indispensabili per proseguire la nostra vita.

Piuttosto che giudicare noi stessi o gli altri, sarebbe più utile garantirci l’opportunità di conoscere nel dettaglio tutte le conseguenze (positive e negative) delle varie opzioni. Così da non sentirci in colpa, ma sentire soltanto la nostra volontà e la nostra libera scelta.

 

 

 

 

 

 

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