Mio figlio non dorme la notte e piange: restrizioni del frenulo linguale?

Sonno, alimentazione, sviluppo scheletrico, linguaggio, equilibrio psicofisico possono essere qualitativamente compromessi da un frenulo linguale imperfetto o dalla legatura delle labbra. E non sempre è facile accorgersi della vera causa di questi sintomi. A chi rivolgersi per la valutazione? Come intervenire? Come tornare a dormire sonni tranquilli?

La lingua, organo fondamentale

Nel 2018 ho avuto l’opportunità di frequentare “La clinica per l’allattamento” del dottore Newman di Toronto, 40 ore di formazione pratica e teorica. Questo mi ha permesso di migliorare le mie conoscenze in allattamento e approfondito le limitazioni della suzione causate dalla presenza di un frenulo sotto linguale nei neonati.

Si pensa molto spesso alla lingua come un organo accessorio dedicato alla degustazione dei cibi. In realtà, da essa dipendono moltissime funzioni: il linguaggio, la masticazione, la respirazione, il sonno.

La lingua è composta da otto muscoli collegati a diverse parti del corpo, come l’osso ioide e il cranio. Ed è anche l’unico muscolo del corpo umano a non essere collegato all’osso di riferimento da entrambe le sue estremità.

Labbra chiuse e lingua completamente distesa sul palato rappresentano la postura orale corretta in fase di riposo. Ma quando la lingua è più stretta del normale, anche il palato può essere alto e stretto, tanto da non consentire alla vie aeree di espletare le loro funzioni nel migliore dei modi.

Può anche accadere che la lingua rimanga legata al pavimento orale a causa di un frenulo eccessivamente corto, spesso o stretto: in questi casi la lingua e le guance possono non riuscire a muoversi come di consueto.

Nel mio articolo parlo di problemi di frenulo corto e allattamento desidero adesso concentrarmi su altri eventuali problematiche.

Tengo a precisare che la presenza di un frenulo linguale non sempre è causa di problemi in allattamento o del sonno, necessita quindi un’accurata consulenza con IBCLC esperte in frenuli e con la Dott.ssa Gloria Inès Villa, medico chirurgo pediatra esperto in frenulotomia.

Restrizioni del frenulo linguale e disturbi del sonno

Molti studi scientifici hanno dimostrato come le restrizioni del frenulo possano comportare disturbi diversi in base alla fascia d’età di riferimento:

  • da 0 a 2 anni possono disturbare l’allattamento, causare problemi di reflusso, gas intestinale, iperattività e irritabilità, compromettere la salute mentale e fisica di mamma e bebè, provocare frequenti tonsilliti e infezioni alle orecchie;
  • dai 2 ai 5 anni (ma anche fino ai 18 anni) inficiare negativamente sull’igiene orale (causando pure l’insorgenza di carie), sul linguaggio, sullo sviluppo scheletrico del cavo orale, sul comportamento e sulla respirazione notturna, provocare fenomeni di pavor notturno, enuresi, eccessiva sudorazione.

Esiste dunque una strettissima correlazione tra frenulo e qualità del sonno. Ma seguendo queste indicazioni si può facilmente comprendere come mai alcune conseguenze delle restrizioni del frenulo sembrano manifestarsi apparentemente soltanto in una fase successiva.

Per esempio, una mamma si è rivolta a me raccontando come il suo piccolo di quattro mesi avesse cominciato a non dormire più bene. Facendo delle domande mirate sui mesi precedenti, però, mi sono accorta di come il disturbo esistesse già alla nascita, quando i genitori addebitavano alle “coliche” o al reflusso gastro-esofageo la causa dei pianti inconsolabili del loro bambino.

E ancora, nei giorni scorsi, una neomamma si è presentata con una piccola di due mesi che cresceva a meraviglia, ma che – nonostante le ottime poppate diurne – la notte piangeva disperatamente, senza sosta. Controllando la bocca della bimba ho notato subito il suo frenulo sottolinguale: dopo l’intervento di frenulotomia della Dott.ssa Villa, ha cominciato a dormire serenamente anche nelle ore notturne.

Possiamo allora affermare che le restrizioni del frenulo comportino principalmente delle disfunzioni alimentari e, conseguentemente, molti altri disturbi apparentemente non correlati e talvolta difficili da ricondurre alla vera causa, soprattutto nel caso in cui il bebè continui a crescere in modo ottimale.

Per un buon allattamento al seno (e anche al biberon) occorre che il centro della lingua si sollevi per formare una sorta di “sottovuoto” tra il cavo orale e il capezzolo, così che il piccolo possa succhiare e “aspirare” il latte.

I bimbi che presentano restrizioni del frenulo e/o delle labbra non riescono a nutrirsi in maniera corretta, ma talvolta riescono a crescere secondo gli standard o addirittura a essere in sovrappeso. Queste ultime eccezioni sono dovute all’ottimo approvvigionamento del latte materno mantenuto dagli ormoni che consente al piccolo di ricevere molto latte senza troppe fatiche. Almeno fino ai quattro mesi d’età, quando invece il “rifornimento” inizia a essere regolato dalla suzione del bebè, il quale deve aumentare la quantità delle sue poppate nelle ore diurne e notturne per soddisfare i suoi bisogni.

Legami della lingua, come riconoscerli

Dal punto di vista clinico, i legami della lingua si identificano con la limitazione dei suoi movimenti e delle sue funzioni a causa di un frenulo linguale stretto, corto o spesso. Ma affinché vengano diagnosticati occorre che il bambino presenti effettivi ostacoli nei movimenti completi della lingua (in tutte le direzioni, dentro e fuori dal cavo orale), tanto da avere difficoltà nell’attacco al seno, nella suzione, nella masticazione, nella deglutizione, nel linguaggio.

Quando il disturbo non viene diagnosticato tempestivamente – perché magari non troppo evidente – i bimbi più grandi possono avere anche difficoltà nell’alimentazione, nella respirazione e nell’allineamento dei denti.

I sintomi più comuni

  • Il bambino si addormenta nutrendosi, ma dorme senza soddisfare completamente il suo bisogno di sonno, tanto da essere spesso stanco e nervoso (per contrastare la privazione del sonno, il cervello aumenta la quantità di cortisolo e adrenalina che viene rilasciata, incrementando il numero dei brevissimi pisolini non ristoratori).
  • Il bebè sembra sempre affamato, anche dopo pochi minuti dall’ultimo pasto, è irritabile e piange spesso disperatamente.
  • Il bimbo si sveglia piangendo e comincia a poppare, ma non riesce a controllare il flusso di latte, perde la sua posizione di allattamento molto frequentemente, abbandona il seno o il biberon, tossisce, sembra soffocare.
  • Il piccolo cerca di compensare usando labbra, guance o gengive per estrarre il latte.
  • La mamma vive sessioni di allattamento dolorose, ma i medici le dicono che sia “normale”.
  • Il bambino si stanca facilmente e si addormenta prima che la poppata sia completa.
  • Il bebè non riesce ad assumere la giusta quantità di calorie a ogni pasto, fa sonnellini molto brevi (meno di 30 minuti) e si sveglia molte volte durante la notte.
  • Il bimbo ingerisce molta aria durante le poppate e questo gli provoca disagio, sintomi da reflusso, accumulazione di gas intestinali.
  • Dopo ogni consulto i genitori vengono congedati dal personale medico e sanitario che afferma che vada tutto bene, che sia normale per i neogenitori non dormire a sufficienza nelle prime fasi della vita dei loro bambini e che tutti i neonati siano “difficili”.
  • Mamma e papà possono, a causa della prolungata insonnia, andare incontro all’esaurimento psicofisico, emettere comportamenti rischiosi perdendo il loro controllo.
  • I genitori cercano disperatamente di aiutare i loro bambini a dormire, iniziando a provare ogni tipo di metodo, gadget e strumento in commercio. Ma questo non sortisce gli effetti sperati, anzi sviluppa la dipendenza del bambino dalle associazioni del sonno, che diventano presto abitudini radicate nella routine quotidiana.
  • Il pediatra, non comprendendo la causa del disturbo, può consigliare alla mamma lo svezzamento notturno, soprattutto se il piccolo è in sovrappeso o ha raggiunto i 6-8 mesi d’età. Ma il tentativo non va a buon fine e aggiunge ulteriore stress nel neonato e ai genitori.

La diagnosi: nessuna approssimazione

Le diagnosi delle restrizioni del cavo orale dovrebbero essere sempre eseguite con l’ausilio di un consulente per l’allattamento certificato dall’International Board (IBCLC), l’unico ad aver specificatamente studiato i legami orali e a poter valutare – contemporaneamente – anche l’allattamento (attacco, posizione, suzione, qualità di poppata), oltre che offrire consigli utili per renderlo quanto più efficiente possibile.

Bisognerebbe invece diffidare da coloro che, per la valutazione di un caso specifico, si affidano al confronto delle immagini, magari su internet.

Infatti, per un esame completo del cavo orale occorre controllare la morfologia delle sue componenti, ma anche la loro funzionalità.

Molti professionisti esperti usano dei protocolli di valutazione complessi ed esaustivi, come lo Strumento decisionale per la frenologia per le diadi che allattano al seno di Carole Dobrich’s, il Protocollo Tongue Tie Assement (TAPs) di Carmen Fernando, l’Assement Tool per la funzione del frenulo linguale di Alison Hazelbaker, il Lingual Frenulum Protocol di Martinelli e Marchesan.

Addestramento al sonno, è possibile?

I legami del cavo orale, così come altri inconvenienti, possono minare l’equilibrio psicofisico di tutta la famiglia per le troppe notti insonni. E io aiuto ogni giorno genitori e bambini a dormire meglio, adottando un approccio scientifico olistico che promuove l’igiene del sonno.

È possibile educare i piccoli al sonno, attenzionando tempi, modalità e qualità dei sonnellini, riducendo ed eliminando via via i legami con le loro associazioni e adattando obiettivi e abitudini in funzione della loro età.

Tuttavia, i metodi di allenamento del sonno effettivo comunemente proposti (es. Intervalli a tempo, Metodo della sedia, Estinzione, Pick Up, Put Down, No/Less Cry) dovrebbero a mio avviso non essere nemmeno considerati. Perché l’addestramento al sonno sereno e di qualità è possibile se – e solo se – vengono rispettati i bisogni primari del bebè, ovvero senza la negazione del cibo, dell’accudimento, dell’affetto e del sonno, che potrebbe facilmente comportare disturbi cognitivi e comportamentali anche gravi.

L’educazione del sonno deve tener conto dell’età del piccolo, delle sue caratteristiche individuali, del suo trascorso e delle sue condizioni psicofisiche: le infinite variabili di ognuno di questi fattori possono (e devono!) tradursi in un’azione differente in funzione del caso specifico.

Per esempio, nel caso di un neonato di pochi mesi con restrizioni del frenulo linguale è impensabile – e anche controproducente – raggiungere in pochi giorni l’obiettivo del sonno notturno ininterrotto. Piuttosto, occorre orientarsi sulla qualità e sulla durata degli intervalli di sonno, sulla comodità della posizione d’allattamento, sulla serenità emotiva delle ore notturne e diurne, della fase di addormentamento e di risveglio, su una routine che rispetti le esigenze di tutti i componenti della famiglia.

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