Smettere di allattare ed emozioni negative, come affrontarle?

L’allattamento è un momento magico che garantisce a mamma e bambino tutto ciò di cui necessitano – dal punto di vista fisiologico ed emotivo – dopo i nove mesi di gestazione. Arriva però il tempo in cui si sente l’esigenza di smettere di allattare, di passare a una fase successiva. Si tratta di una transizione non semplice per il bambino e talvolta anche per la madre, che può sperimentare emozioni negative come senso di colpa, nostalgia, tristezza.

Riconoscere i propri sentimenti, accettarli e trasformarli in nuova forza è il compito della diade al termine della lattazione, quando mamma e figlio devono trovare nuovi modi per scambiarsi reciprocamente affetto e nutrizione.

Fine dell’allattamento al seno come “lutto” 

Nella nostra cultura si è soliti indicare con il termine “lutto” il momento doloroso che amici e parenti attraversano quando un loro caro viene a mancare. Ma la psicologia ci dimostra come questo termine debba essere esteso, ancora, ad altre situazioni spiacevoli: la fine di una relazione amorosa, la perdita di un lavoro tanto amato, il brusco e necessario cambiamento di stile di vita, etc.

Anche la fine dell’allattamento rappresenta una “perdita”, riconducibile al canale privilegiato di mamma e bambino attraverso il quale costruiscono insieme un legame forte e unico. A tale perdita può corrispondere dunque un’analoga fase di “lutto”, in cui i due attori della diade devono riorganizzare i loro modi di relazionarsi, il loro stile di vita, le loro abitudini quotidiane. Alcune madri riescono a vivere questo momento più serenamente – seppure alternando momenti di malinconia -, altre ancora avvertono grandi difficoltà a risollevarsi.

 

Tristezza, malinconia: “Cosa mi sta succedendo?”

Spesso le mamme affrontano un’ondata di emozioni contrastanti solo dopo aver sperimentato grande determinazione nella decisione di svezzare il proprio figlio. Si tratta di sentimenti molto comuni durante la fine dell’allattamento, nonostante le donne finiscano per sentirsi “sole” nel loro dolore.

È bene ricordare che fisiologicamente l’astinenza comporta un brusco calo ormonale di ossitona ed endorfine, con conseguenze negative anche dal punto di vista psicologico.

Nella mente di molte madri, all’interruzione dell’allattamento corrisponde la fine di un’esperienza intensa e speciale, quasi carnale. Fino a quel momento, infatti, mamma e bambino erano “fusi” insieme, sentivano di soddisfare appieno le loro esigenze e di donarsi ogni; dopo, ci si trova a dover accettare l’idea che il piccolo stia crescendo.

Interruzione dell’allattamento, volontaria o “obbligata”?

L’intensità delle emozioni negative può essere maggiore se l’allattamento ha avuto un inizio difficoltoso, se durante il suo percorso ha vissuto il contrasto con amici e parenti, se l’interruzione è prematura (entro il primo trimestre di vita del lattante) o “obbligata” a causa fattori esterni (sociali, medici, professionali…).

La fine del congedo di maternità è molto spesso causa della fine dell’allattamento. Alcuni operatori sanitari, addirittura addetti all’assistenza durante la prima infanzia (assistente materno, personale della scuola materna), assicurano che sia troppo complicato continuare. Si tratta di una convinzione assolutamente erronea che spinge molte donne all’interruzione, nonostante sentano ancora il bisogno e la voglia di continuare. Soprattutto in questi casi la transizione dal seno alla bottiglia viene vissuta come qualcosa di “brutale”, accompagnata da difficoltà dietetiche per il piccolo.

Le madri che smettono di allattare con riluttanza sono il risultato dell’ignoranza della fisiologia dell’allattamento ancora dilagante all’interno del personale medico, che consiglia loro di sostituire una o due poppate con il biberon, decretando una brusca diminuzione della produzione di latte e l’inizio della fine dell’allattamento.

Le mamme che si sentono obbligate a smettere, vedono il lento e irrimediabile declino della lattazione, nonostante possano rivolgersi – a loro insaputa – al personale specializzato in grado di aiutarle a continuare felicemente la loro impresa.

Questo vale anche in occasione degli “scioperi dell’allattamento al seno” messi in atto dai più piccoli durante i primi dodici mesi di vita, in alcuni precisi intervalli di tempo (es. durante la notte). È bene ricordare che lo svezzamento naturale non si verifica prima del compimento del primo anno di età, ma tra il primo e il sesto anno di vita del bambino; dire che sia stato lui stesso a “decidere di smettere” in tempi prematuri è altrettanto errato.

Un “lutto” da vivere per affrontare il “viaggio della madre” 

Quando arriva il momento di smettere di allattare – per sincera volontà materna, del piccolo o di entrambi -, allora vuol dire che entrambi gli attori della diade sono pronti a uno “step” successivo del loro viaggio insieme.

Se la mamma ha compreso che è giunto il momento di trovare un nuovo canale di comunicazione con il suo bambino, deve prepararsi ad affrontare il “lutto” del suo naturale percorso di maternità.

Frustrazione, sensazione di fallimento e di inadeguatezza, senso di colpa (in cui il pensiero automatico corrispondente, talvolta irrazionale, è: ”Non sono stata in grado di nutrire mio/a figlio/a a lungo, allora non sono una buona madre”), sentimento di espropriazione, aggressività, appartengono alla sfera di emozioni tipica della fine dell’allattamento.

A fare la differenza è anche la storia personale della mamma, che potrebbe provare la paura di subire un rifiuto dal proprio figlio: alcune madri preferiscono che lo svezzamento sia cominciato dal bambino, altre desiderano anticiparlo per accettarlo meglio.

In ogni caso, il “lutto” è la fase successiva naturale e obbligatoria. In questo momento di transizione – in cui viene meno pure il “rimedio miracoloso” in grado di consolare il piccolo in qualsiasi momento – si sente tutto il peso dello sconvolgimento organizzativo, diviso tra imperativi professionali, desideri materni e atti imposti della nostra società. Commenti come “Vedrai, ti sentirai libera!”, non sono molto graditi dalle madri che interrompono l’allattamento. Accettare il momento per trovare la forza di voltar pagina, dando spazio alle proprie emozioni e alla creatività dei modi di “sostituzione”, è la scelta migliore.

Il libro “La mia mamma diventa magica” può offrire un valido supporto in questo delicato momento.

Come vivere meglio il cambiamento 

Per il benessere di madre e bambino la fine dell’allattamento al seno dovrebbe essere il più graduale possibile. Eliminare intere poppate può risultare un cambiamento troppo brusco, meglio limitare la durata dei pasti e integrarli con latte artificiale per consentire una riduzione naturale della produzione di latte.

In questo modo, il piccolo può ricevere tutti i nutrienti essenziali per i suoi bisogni e evitare alla mamma l’ingorgo mammario.

Il consiglio per vivere al meglio questo momento è quello di non fissare scadenze per il suo termine, ma di rendere “dolce” e costante la transizione, in modo da poter regolare più facilmente le emozioni facilmente e darsi il tempo di accettare quella che sarà la fine dell’allattamento.

Concedersi dei momenti di svago personale (yoga, massaggi, trattamenti per il viso, smalto per unghie, jogging, aperitivo con gli amici) può essere un modo per riconnettersi con il piacere di prendersi cura di sé, del proprio essere donna (e non solo madre). Andare dal parrucchiere, acquistare della lingerie potrebbe celebrare simbolicamente questa transizione. Le mamme più romantiche possono scegliere di conservare un ricordo dell’allattamento al seno con un gioiello a base di latte materno, dando ulteriore valore a quest’esperienza unica.

L’aspetto più importante, però, riguarda la condivisione delle emozioni. Le donne dovrebbero – soprattutto in questo delicato momento – poter contare su un orecchio comprensivo per parlare di sentimenti e difficoltà. Anche un consulente professionale in allattamento può offrire loro il supporto che necessitano. Maggiore sarà il supporto ricevuto, più rapida sarà la ripresa, per consentire a mamma e bambino una nuova relazione ricca di scoperte, amore e complicità!

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