Vaccino anti-Covid, in gravidanza e allattamento

La pandemia ha sconvolto le nostre vite, improvvisamente, da marzo ad oggi. L’arrivo del vaccino anti-Covid rappresenta il primo passo per la sua risoluzione definitiva, un’arma potente per sperare di tornare presto alla normalità.
Vaccinarsi non significa soltanto proteggere se stessi, ma proteggere pure gli altri. Significa bloccare la propagazione del virus e limitare il rischio che i soggetti più deboli – come i nostri nonni o gli immunodepressi – possano contrarlo. Senza considerare che le complicazioni del coronavirus non hanno colpito in questi mesi soltanto i più fragili e che lo stesso virus ci ha dimostrato come persino i comportamenti errati di perfetti estranei possono influire negativamente sulla nostra salute. Tuttavia, l’eccesso d’informazioni da parte dei media e il breve lasso di tempo in cui è avvenuta la sperimentazione del vaccino anti-Covid hanno fatto sorgere diversi dubbi tra la popolazione. Questo anche sulla possibilità di somministrazione in caso di gravidanza e allattamento.

Il vaccino anti-Covid, le certificazioni sulla sua sicurezza

Normalmente la sperimentazione di un vaccino dura parecchi anni, anche dieci. La gravità della diffusione del coronavirus, però, ha fatto sì che venisse mobilitata la comunità scientifica di tutto il mondo e che si investisse un’enorme quantità di denaro affinché si trovasse, in tempi brevi, un rimedio. E così è avvenuto: è stato velocemente isolato il virus in laboratorio e le case farmaceutiche di tutto il mondo hanno cominciato a sperimentare un vaccino che funzionasse, elaborando tutte le fasi dei test – piuttosto che in tempo differenti – contemporaneamente, in luoghi diversi.

Oggi il vaccino anti-Covid ha ricevuto il via libera dall’EMA (European Medicines Agency), a livello europeo, e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), a livello nazionale. Questo per garantire ai cittadini di accedere al farmaco con maggiore serenità.

L’inoculazione delle prime dosi non ha avuto esiti infausti, ma ancora passerà molto tempo perché tutti i cittadini italiani possano essere finalmente vaccinati. In assenza di un numero sufficiente di dosi, tale da ricoprire l’intero fabbisogno o da raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge”, si è scelto di procedere dando intanto precedenza alle persone più a rischio: personale sanitario e anziani.

vaccino e allattamento

Vaccino anti-Covid in gravidanza e allattamento

La gravidanza e l’allattamento rappresentano un periodo delicato per la vita della madre e del bambino. Si preferisce, soprattutto in gravidanza, evitare di ricorrere ai farmaci per scongiurare le possibili – seppur rare – controindicazioni. Ma si preferisce anche evitare di esporsi a possibili virus e malattie pericolose, cosa che risulta praticamente impossibile in questo periodo storico particolarmente difficile.

L’OMS dichiara che, quello anti-Covid è “un vaccino a mRNA che viene rapidamente degradato senza penetrare nel nucleo cellulare, e che gli studi condotti sugli animali non hanno dimostrato effetti dannosi in gravidanza”. Ma “in base alle raccomandazioni ad interim, emesse in attesa di nuove evidenze, l’OMS raccomanda di non utilizzare il vaccino in gravidanza salvo nei casi in cui i potenziali benefici superino i rischi, come per le operatrici sanitarie ad alto rischio di esposizione al virus o per le donne con comorbidità che le espongono al rischio di malattia grave da Covid-19”.

L’Organizzazione consiglia alle donne in gravidanza e allattamento “un counselling dai professionisti sanitari che le assistono per valutare il profilo rischio/beneficio.(…) Nonostante l’indisponibilità di prove di efficacia e sicurezza del vaccino durante l’allattamento, a fronte dei suoi noti vantaggi di salute per madri e neonati” le evidenze dimostrano come “sia biologicamente e clinicamente improbabile che il vaccino rappresenti un rischio per i neonati allattati. Sulla base di queste considerazioni le donne che allattano appartenenti a gruppi a rischio (ad esempio le operatrici sanitarie) possono ricevere la vaccinazione e l’OMS raccomanda di non sospendere l’allattamento dopo la somministrazione del vaccino”.

Il parere della comunità scientifica internazionale

La comunità scientifica internazionale, dunque, propende per delegare la scelta all’interessata, servendosi di suoi consulenti esperti di fiducia per scegliere al meglio. Ma sottolinea al tempo stesso come la somministrazione del farmaco in gravidanza e allattamento sia, sostanzialmente, “sicura”. Tanto da consigliarlo alle operatrici sanitarie in dolce attesa e da non richiedere a nessuna donna un test di gravidanza prima dell’inoculazione.

L’efficacia del vaccino – prodotto da diverse cause farmaceutiche – è di circa il 95%. E, stando alla cronaca e al numero di contagi, pare che il suo beneficio sia ampiamente maggiore del suo rischio. “Non c’è motivo per cui una madre che allatta non debba fare un vaccino contro il Covid-19. Sebbene alcuni vaccini che utilizzino virus indeboliti, nessuno sembra poter agire negativamente sull’organismo in cui viene iniettato, né tantomeno sul neonato che beve il latte dalla mamma vaccinata – spiega il famoso pediatra statunitense Jack Newman. I vaccini anti Covid-19 finora autorizzati all’uso contengono solo piccole parti proteiche del nuovo coronavirus e non utilizzano il ‘virus vivo’. Non c’è motivo di pensare che possa rappresentare un rischio per le donne che allattano. Lo stesso vale per tutti gli altri vaccini di comune uso, da decenni. E preciso di non aver mai ricevuto soldi o altri benefici da nessuna società che produce vaccini, di non aver mai fatto alcuna presentazione per conto loro e di non aver alcun conflitto d’interessi. Credo semplicemente che le mamme che allattano non debbano essere selezionate come ‘gruppo a rischio’ soltanto per un pregiudizio infondato”.

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