Benefici allattamento al seno: quello che la scienza ha scoperto

Quando si parla dei benefici dell’allattamento al seno bisogna avere il coraggio di andare oltre le comuni convinzioni. Perché l’allattamento naturale non è soltanto “meglio del latte artificiale”: è proprio quello che la scienza ha scoperto essere il “miglior vaccino” per il neonato, senza nessuna controindicazione.

Benefici allattamento al seno: i “corretti” luoghi comuni

Se stai leggendo il mio blog, probabilmente sai già quali luoghi comuni contribuiscono a far riuscire o far fallire l’allattamento naturale del neonato (e se non lo sai ancora, ti consiglio di leggere il mio articolo).

Ma ogni giorno incontro neomamme in difficoltà alle prese con bimbi ovviamente esigenti, con “errori” del personale sanitario (allattamento misto, utilizzo di biberon, tiralatte, paracapezzoli, succhiotti, etc) che hanno compromesso il buon avvio dell’allattamento e con amici e parenti particolarmente attenti nel fornire consigli puntualmente non richiesti.

Per questo mi sono chiesta: per affrontare le sfide della maternità e promuovere davvero l’allattamento al seno, basta soltanto sfatare i falsi miti, “salvare” i luoghi comuni che lo favoriscono e aiutare le neomamme ad avviarlo correttamente?

È sufficiente dire che “il latte materno è sempre preferibile al latte artificiale”, che “tutte le mamme hanno latte a sufficienza”, che “il bebè si attacca al seno ininterrottamente per incrementare la produzione e non perché è viziato”, che “il latte è sempre buono, come quello delle balie che per decenni hanno nutrito senza sosta i neonati, senza che nessuno di loro subisse carenze nutritive”?

Io ritengo che la risposta a queste domande sia negativa. E che per promuovere davvero l’allattamento serva rendere le famiglie consapevoli delle ricerche scientifiche sull’argomento, offrire loro l’opportunità di scegliere se allattare o meno, assieme a tutte le competenze per farlo davvero.

Perché  benefici dell’allattamento al seno vanno ben oltre ciò che spesso viene detto. Oltre agli effetti del’allattamento sulla mamma (come riduzione del rischio di tumore alla mammella e depressione post partum), sul rapporto madre-figlio e sullo sviluppo del neonato, c’è tanto altro che la scienza ha scoperto.

La scienza a supporto del neonato: tutto quello di cui ha bisogno è nel seno materno

Le nuove tecniche di ricerca scientifica si sono mosse a partire dall’esigenza del neonato e non dalla necessità di stabilire cosa fosse o meno preferibile per genitori e multinazionali.

Senza ombra di dubbio, i neonati (a prescindere dal fatto che siano o meno nati a termine) hanno bisogno di: rafforzare le loro difese immunitarie; proteggersi dalle infezioni; scongiurare i rischi di morte in culla; debellare eventuali infezioni o virus; crescere e svilupparsi fisicamente, psicologicamente e cognitivamente.

Da tutti questi punti di vista, la composizione del latte materno sembra avere delle caratteristiche che nessun latte in formula è mai riuscito a offrire e include, per esempio:

  • lattoferrina (LF);
  • enzimi, proteine/peptidi antimicrobici (AMP);
  • oligosaccaridi HMO
  • glicoproteine HMGP
  • mucina 1 (MUC1) e mucina 4 (MUC4);
  • gangliosidi (GM1, GM3 e GD3);
  • cellule staminali hMSC;
  • batteri anerobi;
  • microbiota del latte materno;
  • tool-like receptor (TLR2, TLR3, TLR5);
  • proteine CD14;
  • immunoglobuline A, M e G (sIgA, IgM, IgG);
  • caseine del latte umano;
  • lisozima LF;
  • OPN;
  • fattore di crescita degli epatociti (HGF);
  • lipossina A4 (LXA4);
  • resolvina D1 e D2 (RvD1 e RvD2);
  • leucotriene B4 proinfiammatorio (LTB4);
  • vitamine A, E, C;
  • ossidanti come glutatione perossidasi, SOD, catalasi, ceruliplasmina, coenzina Q10, tioredossina, leptina, adiponectina;
  • oligoelementi come ferro, rame, zinco e selenio.

Tutti questi elementi, resi assimilabili per il neonato, fanno sì che l’immunità innata o aspecifica del piccolo (quella presente sin dalla nascita, quando il bambino non si è ancora sviluppato e non è in grado di dare risposte specifiche e selettive agli agenti patogeni) si trasformi in maniera attiva.

Una mamma che allatta non è soltanto “meglio di un biberon di latte artificiale”; è ciò di cui il bebè ha necessità. I benefici dell’allattamento al seno si rintracciano soprattutto nella riduzione dell’incidenza e della durata delle gastroenteriti; nella protezione dalle infezioni respiratorie; nella riduzione del rischio di sviluppare allergie; nel miglioramento della vista e dello sviluppo psicomotorio.

Continua a leggere questo articolo per scoprire perché.

Benefici del latte materno sulle barriere chimiche

La barriera chimica dell’intestino umano è costituita dagli strati di muco che rivestono il tratto gastrointestinale e che riducono il contatto tra cellule epiteliali, batteri commensali e batteri patogeni. Ma il seno materno offre al neonato una protezione maggiore.

Gli oligosaccaridi HMO facilitano la creazione di un microbioma infantile sano; le glicoproteine HMGP proteggono il bimbo da patogeni specifici come HIV, Rotavirus, Escherichia coli, Salmonella, Steptococchi, Helicobacter pylori, Reovirus, Burkhlderia cepacia, H. influenzae.

La lattoferrina inibisce il fattore di necrosi tumorale- alfa e l’interleuchina ha effetto antiossidante. Le reazioni di queste sostanze hanno funzioni antibatteriche e antimicotiche.

Il supporto alle cellule e la cura in caso di malattia

Dato il rischio di infezione neonatale, dovuto alla scarsa produzione di AMP e all’inefficacia delle cellule epiteliali del neonato, il latte materno interviene con le sue cellule eterogenee (staminali, mioepiteliali dei dotti, epiteliali della mammella e immunitarie) a rinforzare le difese e “riparare” le cellule eventualmente malate.

Come per “magia”, queste cellule miracolose aumentano nella loro quantità ogni qualvolta la mamma e/o il bimbo si ammalano.

Non è tutto. I TLR specifici funzionano come recettori per il riconoscimento del pattern. Assieme alle immunoglobuline, offrono la migliore protezione immunitaria possibile.

Benefici dell’allattamento al seno: microbiota

Il latte materno non è sterile, così come confermato dalla scienza. Nella sua composizione tre gruppi batterici comuni: Staphylococcus, Streptococcus e Propionibacterium.

Questi sono responsabili della costituzione del microbiota intestinale e facilitano la simbiosi tra quel microbiota e il neonato, fornendo nutrienti essenziali per il metabolismo microbico.

Così il piccolo può ricevere prebiotici e batteri: la sua immunità intestinale innata diventa in tal modo perfettamente funzionante, in grado di sviluppare l’intestino e di proteggerlo da allergie o malattie autoimmuni.

L’antinfiammatorio naturale del seno materno

I bebè hanno la necessità di mantenere un’omeostasi tra infiammazione protettiva e modulazione dell’infiammazione, altrimenti vengono colpiti da infezioni e i loro tessuti si danneggiano.

Il latte materno allora li protegge persino dallo stress ossidativo, combattendo i radicali liberi con potenti antiossidanti (ceruloplasmina, coenzima Q10, leptina, etc). I fattori di crescita trasformanti, invece, intervengono direttamente sulle infiammazioni, riparando pure l’epitelio.

Allattamento al seno fino a quando?

Uno dei maggiori benefici dell’allattamento è quello di adeguarsi alla crescita del bebè. Il latte materno resta sempre nutriente e quasi “miracoloso” a qualsiasi età. Non c’è nessuna ragione sanitaria per smettere di allattare: mamme e bambino possono decidere di smettere quando vogliono.

Il latte materno rispetta sempre le esigenze del neonato: il colostro viene prodotto dalla nascita fino ai primi 5 giorni di lattazione; il latte di transizione dai 5 giorni alle 2 settimane post parto; la maturazione del latte dura fino a 4-6 settimane dopo il parto; dopo i 6 mesi il latte maturo resta per lo più stabile.

Nel corso dei sei mesi, diminuiscono i fattori antinfiammatori (non essendo più necessari) e aumentano invece gli antiossidanti.

La produzione viene incrementata sulla base della suzione esercitata dal bebè al seno; per questo occorre “lasciarlo fare” senza orari precisi o intervalli. Solo in questo modo il piccolo potrà ricevere esattamente la quantità di latte che gli serve.

In ogni caso la composizione del latte varia – come avrai ben capito – in funzione degli “incidenti di percorso” di mamma e bambino (malattie, virus, etc) e di altre necessità specifiche (maggiore necessità di apporto proteico o di integrare i liquidi in alcuni momenti della giornata).

Niente di tutto questo, chiaramente, riesce a fare l’alimentazione artificiale.

Il latte migliore per i nati pretermine

La scarsa organizzazione di molte strutture sanitarie nella gestione dei nati prematuri o pretermine prematuri ha comportato anche molti dubbi sulla loro alimentazione.

Anche a tal proposito la scienza ci risponde in maniera chiara: la mamma che allatta un piccolo nato prima dei 9 mesi offre latte maggiormente ricco di: microbiota protettivo nei confronti di enterocolite necrotizzante; Enterococcus; antinfiammatori; fattore di crescita trasformante.

Perché? Semplicemente perché questi bimbi hanno più bisogno degli altri di queste protezioni! Il latte materno resta dunque il miglior alimento anche (e soprattutto!) per loro.

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